Alfonso Daudet
Saffo
Traduzione di Gustavo Pierotti
Editori Carpigiani & Zipoli
Firenze, 1923
(dorso usurato e rattoppato con nastro adesivo trasparente, )
Alphonse Daudet, il meno 'libresco' degli scrittori, la cui opera tutta modernità e vita sembra abbia ripudiato ogni eredità classica, commentava senza posa Pascal, Montaigne, Tacito". Non è certo un caso che anche Zola concordi con la definizione di Daudet quale interprete della modernità: "Oggi è uno dei rari scrittori capaci di scrivere un romanzo in cui scorra il grande soffio della vita moderna".
Troviamo la migliore esemplificazione di questa scrittura della modernità in "Saffo". "Amava. C'è nelle parole che usiamo normalmente una molla nascosta che d'improvviso le apre fino in fondo, ce le spiega nella loro intimità eccezionale; poi la parola si ripiega, riprende la sua forma banale e rotola insignificante, consumata dall'abitudine e dagli automatismi. L'amore è una di queste parole".
Ma il prezzo dell'iniziazione alla passione è, in questa sorprendente costruzione narrativa, la rivolta di Saffo, nelle pagine finali del romanzo al ruolo di reale protagonista, rompendo con tutta una lunga tradizione che voleva l'eroina sacrificata alla crescita del personaggio maschile, e disegnando un "tipo" di straordinaria novità nel panorama misogino degli "idoli di perversità" fin de siècle. Il romanzo ebbe, come testimonia Edmond de Goncourt, un grande successo, e fu unanimemente ritenuto il suo esito migliore: Il suo talento fino ad allora un po' femmineo, diventa in questo romanzo un talento maschile".
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