Giovanni Berchet
Lettera semiseria
Edizioni Paoline
Maestri n. 174
Traduzione: -
Introduzione e Note: Valentino Gambi
Anno: maggio 1962
I edizione
Pagine: Introduzione + 142 + Indice + Collana
Codice ISBN: -
Copertina: cartone editoriale telato verde con tasselli.
Stato: Buono stato. Molto buono. Non letto.
Peso del libro: gr. 180
Misure del libro: cm 11,00 x cm 17,50
La fotografia riproduce il libro.
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Contenuto: Nell'opera l'autore si cela dietro lo pseudonimo di Grisostomo (letteralmente, dal greco, "bocca d'oro"). Si finge che il vecchio Grisostomo voglia spiegare al figlio collegiale il vero significato della poesia romantica, e per far ciò gli presenta la traduzione (fatta realmente dallo stesso Berchet) di due ballate del poeta tedesco Gottfried August Burger, Il cacciatore feroce ed Eleonora. Naturalmente i componimenti poetici ben riflettono i princìpi del Romanticismo tedesco, di cui Berchet spiega il senso. Verso la fine dell'opera, però, dopo le traduzioni, Grisostomo finge di aver scherzato ed esorta il figlio a seguire i dettami del Classicismo, di cui fa una palese parodia (è qui che trova la sua giustificazione l'aggettivo semiseria del titolo).
Autore: Giovanni Berchet (Milano, 23 dicembre 1783 – Torino, 23 dicembre 1851) è stato un poeta, scrittore e letterato italiano, tra gli esponenti più significativi del romanticismo.
Nel 1816 fu l'autore del più famoso manifesto del romanticismo italiano, ovvero la "Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliolo"; il titolo completo di tale opera era "Sul cacciatore feroce e sulla Eleonora di G.A. Bürger. Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliolo".
Nel 1818 fece parte del gruppo che fondò Il Conciliatore, il foglio che era portavoce delle posizioni romantiche. Due anni dopo si iscrisse alla Carboneria, coltivando contemporaneamente la passione politica e quella letteraria. Partecipò ai moti repressi del 1821 e per sfuggire all'arresto fu costretto ad andare in esilio prima a Parigi, poi a Londra ed infine in Belgio.
A questo periodo belga risale la sua produzione poetica: il poemetto "I profughi di Parga" (1821), le "Romanze" (1822-1824) e l'altro poemetto "Le fantasie" (1829). Tornato in Italia nel 1845, partecipò alle cinque giornate di Milano del 1848 e lottò con tutti i mezzi possibili per il raggiungimento dell'unità d'Italia, alla quale però non poté assistere per motivi anagrafici: dopo il fallimento della prima guerra di indipendenza e la iniziale prevalenza dell'Austria fu costretto a riparare in Piemonte. Nel 1850 si schierò con la destra storica e fu eletto al Parlamento subalpino. Morì l'anno successivo. Ã^ sepolto nel Cimitero monumentale di Torino.
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