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LE AVVENTURE DI PINOCCHIO
"Il legno in cui è intagliato Pinocchio è l'umanità" scrisse Benedetto Croce.
"Le avventure di Pinocchio" scritto da Carlo Collodi nel 1883 è una delle fiabe per l'infanzia più conosciute al mondo che raccontano le vicende di un burattino di legno che diventa bambino. Trentasei capitoli che narrano una serie di avventure mozzafiato in compagnia di personaggi celebri quanto lui: la Fatina, il Gatto e la Volpe, Geppetto, Lucignolo, Mangiafuoco. Tutti archetipi senza tempo che sfidano i secoli.
La presente pubblicazione, arricchita delle immagini di Carlo Chiostri (che ne illustrò l'edizione del 1901) e del testo a fronte in inglese, è un omaggio alla prima edizione delle avventure del burattino italiano più famoso al mondo, pubblicata per la prima volta nel 1883 dalla casa editrice Libreria Editrice Felice Paggi, di cui ricorre l'anno prossimo il 130° anniversario. In occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia Le avventure di Pinocchio è risultato fra i primi dieci libri più amati. Ad oggi, la Fondazione Nazionale Carlo Collodi stima oltre 200 traduzioni dell'opera in tutto il mondo.
CARLO COLLODI
Carlo Lorenzini, più noto con lo pseudonimo di Collodi (dal nome del paese natale della madre), nasce a Firenze il 24 novembre 1826. La madre, Angelina Orzali, benché diplomata come maestra elementare, fa la cameriera per l'illustre casato toscano dei Garzoni Venturi - la cui tenuta a Collodi rimarrà uno dei ricordi più cari del piccolo Carlo - e in seguito presso la ricca famiglia Ginori di Firenze. Il padre Domenico Lorenzini, di più umili origini, debole di carattere e fragile di salute, lavora come cuoco per gli stessi marchesi Ginori.
Primogenito di una numerosa e sventurata famiglia (dei dieci figli, sei ne muoiono in tenera età), Carlo frequenta le elementari a Collodi, affidato ad una zia. Malgrado il carattere vivace, inquieto e propenso all'insubordinazione, viene avviato agli studi ecclesiastici presso il Seminario di Val d'Elsa e poi dai Padri Scolopi di Firenze.
Quando il fratello Paolo Lorenzini diventa dirigente nella Manifattura Ginori, la famiglia acquista finalmente un po' di serenità e di agiatezza, e Carlo può iniziare la carriera di impiegato e di giornalista.
Nel 1848, partecipa come volontario alla prima Guerra d'Indipendenza nelle file dei mazziniani. Nell'estate dello stesso anno fonda il quotidiano di satira politica "Il Lampione", ben presto soppresso dalla censura - in seguito alla restaurazione del '49 del Granduca Leopoldo - e riaperto undici anni dopo, per la tenacia del fondatore, in occasione del plebiscito sull'annessione al Piemonte. In quell'arco di tempo, il foglio satirico viene sostituito dal giornale di carattere strettamente teatrale "Scaramuccia".
Nel 1856 scrive il libro "Un romanzo in vapore", con accenti trasgressivi e pieni di humour, a cui fa seguito "Il viaggio per l'Italia di Giannettino"
Nel '59, spinto dagli ideali del patriottismo, partecipa alla seconda Guerra d'Indipendenza.
Collodi, scrittore dal carattere spiritoso, versatile, da taluni considerato molto pigro, collabora, fino al 1875, a numerosi giornali; scrive pure romanzi e drammi teatrali, nessuno dei quali però di particolare valore creativo.
Il primo testo dedicato all'infanzia è del 1876: "I racconti delle fate", splendide traduzioni di fiabe francesi commissionate dalla libreria editrice Paggi. Da allora, Collodi si cimenta nel genere della letteratura infantile, con la realizzazione di una serie di testi scolastici che lo rendono un benemerito dell'istruzione pubblica nell'Italia appena unita.
La vera notorietà di Collodi arriva, però, con la pubblicazione del romanzo "Le avventure di Pinocchio", storia del burattino più famoso del mondo. Pubblicato inizialmente a puntate, a partire dal 7 luglio 1881, sul "Giornale per i bambini" di Ferdinando Martini, con il titolo di "Storia di un burattino", esce integralmente nel 1883 con l'editore Felice Paggi di Firenze. L'opera è stata pubblicata in 187 edizioni e tradotta in 260 lingue o dialetti.
Prima di aver goduto del meritato successo, Carlo Collodi muore, improvvisamente, il 26 ottobre 1890 a Firenze.
Le sue carte, donate dalla famiglia, sono conservate nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.
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