Titolo: RANCORE
Autore: STEFANO TERRA
Editore: EINAUDI - Narratori contemporanei 18
Anno: 1a EDIZIONE - 18 Maggio 1946
ISBN:
Note: FUORI CATALOGO.
CONDIZIONI OTTIME, copertina, struttura e legatura perfette, pagine con ingiallimento molto lieve ai bordi e sui tagli, solo una piccola (diametro 2 cm), lieve macchia del tempo giallina nelle ultime due pagine, in basso in un punto non stampato; sovracopertina con segni del tempo e d'uso, qualche piccolo strappino sui bordi vicino ai tagli e sul dorso e una micro mancanza (1-2 mm) sullo spigolo inferiore del dorso, qualche macchiolina e lieve usura sulle pieghe delle alette (comunque ancora ben attaccate) meglio visibile aprendole; disponibili foto - RILEGATO CON COPERTINA MORBIDA E SOVRACOPERTINA.
Pagine 228 - Formato 13,3 x 19,6 X 1,3 - Prezzo copertina £. 180
Il suo vero nome era Giulio Tavernari. Era nato a Torino nel 1917. Aveva raggiunto il successo molto giovane con il romanzo "La generazione che non perdona", pubblicato al Cairo nel 1942 e apprezzato da Calvino e Vittorini, che glielo ripubblicarono per Einaudi con il titolo "Rancore", ma non da Pavese, forse per una certa sua irruenza e vitalità come faceva d'altronde immaginare il suo soprannome di "Testaccesa" o il fatto, ad esempio, che accanto alla macchina da scrivere portatile aveva sempre un bicchiere di whisky. "Questi che vedi, grande, grosso e scarmigliato col passo e le movenze dell'orso di piazza, è Stefano Terra", così lo descrisse in un'intervista a La Stampa dell'81, uno dei suoi grandi editori, Valentino Bompiani, con cui Terra pubblicò forse il suo romanzo più conosciuto, "Alessandra".
A dispetto dell'importanza degli editori con i quali pubblicò (oltre a Einaudi e Bompiani, anche Rizzoli, Mondadori, Guanda, Fratelli Bocca, Scheiwiller) e dei premi che vinse (il Campiello il più importante), Terra morì però dimenticato e a lungo tale è rimasto. Il libro di Novelli, giornalista e scrittore anch'egli, figlio di un grande inviato dell'Unità e della Gazzetta del Popolo, che conobbe Terra, Piero Novelli, è il tentativo non solo di recuperare all'attenzione dei lettori e della critica la figura di uno scrittore di rango, ma di tentare di trovare - come in un'inchiesta - le ragioni per le quali ci sono scrittori che finiscono nella "grande armata dei dispersi e visionari", non solo dopo la morte. Novelli ha una spiegazione, che gli viene anche dalla sua profonda conoscenza di vite altrettanto marginali e refrattarie al compromesso (prima di questo ha pubblicato testi dedicati a Guido Seborga, Renzo Novatore, Ezio Taddei...) e che forse può qui essere sintetizzata in una dichiarazione dello scrittore egiziano Albert Cossery, grande amico di Terra a Parigi e stimatissimo da Albert Camus: "Non ho mai scritto una frase che non contenga una dose di ribellione". Uno dei protagonisti de "La generazione che non perdona", la storia di una cospirazione antifascista a Torino all'epoca del patto Ribbentrop-Molotov, dice: "Il mondo si divide in due categorie: gli sfruttati e gli sfruttatori. Gli sfruttati lavorano e crepano in guerra. Gli sfruttatori ci mangiano sopra. Bisogna prendere le parti di uno dei due: prendere le parti di nessuno significa prendere la parte dei secondi". Terra morì nel 1986, nel pieno del craxismo, un fase che - attraverso il ventennio berlusconiano - perdura ancora. Come avrebbe potuto essere ricordato?
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