Giorgio Amendola
TRA PASSIONE
E RAGIONE
Discorsi a Milano dal
1957 al 1977
Prefazione di
SANDRO PERTINI
Rizzoli Editore
MILANO 1982
Prima edizione: maggio 1982
Copertina morbida, pagine 317, formato cm. 14X22
Stato di conservazione: NUOVO
Giorgio Amendola (Roma, 21 novembre 1907 - Roma, 5 giugno 1980) è stato un partigiano, scrittore e politico italiano.
Gioventù e lotta antifascista.
Figlio del liberale antifascista Giovanni e dell'intellettuale lituana Eva Kuhn, la sua giovinezza fu sconvolta dalla notizia della morte del padre, aggredito dalle squadre fasciste e deceduto a Cannes nel 1926, in seguito alle percosse ricevute. Dopo questo episodio, Giorgio Amendola aderì al P.C.I. (1929), con non poche disapprovazioni da parte degli amici del padre e suoi dell'associazione antifascista goliardica, di cui faceva parte. Frequentò intellettuali del tempo come Benedetto Croce e Giustino Fortunato (amico del padre), dal quale apprese molto i suoi insegnamenti e, in seguito, iniziò un'attività politica clandestina a Parigi dopo essersi laureato in Legge.
Arrestato nel giugno del 1932 mentre era in missione clandestina a Milano, non veniva processato dal Regime per evitare il possibile clamore che ciò avrebbe suscitato. Veniva così inviato, senza processo, al confino sull'isola di Ponza dove il 10 luglio 1934 Giorgio e la sua fidanzata francese, Germaine Lecocq, si sposarono civilmente. Liberato nel 1937, fuggiva in Francia e poi in Tunisia, per tornare nuovamente in Francia poco dopo l'inizio della guerra, sul finire del 1939. Rientrava in Italia solo nell'aprile 1943 per partecipare alla Resistenza tra le file del PCI e delle brigate Garibaldi del cui Comando generale entrò a far parte insieme a Luigi Longo, Pietro Secchia, Gian Carlo Pajetta e Antonio Carini[2].
Fu inoltre nel 1944 il membro designato dal P.C.I. per la giunta militare antifascista del CLN con Sandro Pertini (PSIUP), Riccardo Bauer (PdA), Giuseppe Spataro (DC), Manlio Brosio (PLI) e Mario Cevolotto (DL).
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