UNA PORTA DI LUCE Mario Biondi
È possibile che la medicina non tradizionale possa ottenere risultati e addentrarsi in territori che a quella ufficiale sono inibiti? E quale ruolo può avere l'amore nello schiudere questi territori e risultati? Sono interrogativi che emergono angosciosi dall'esperienza toccata a Jacopo Sassi. La slavina che lo ha travolto non l'ha ucciso, però ha reso insensibili il suo corpo e la sua mente. Li ha imprigionati in un buio imperforabile, li ha resi assenti al mondo: Jacopo non è più tra noi. Coma profondo, decretano i medici, e disperano di salvarlo. Ma è una sentenza che chi gli vuole bene non può e non vuole accettare. Non la può accettare Max, lo zio che lo ha allevato e che interpreta il suo sonno come un viaggio interiore alla ricerca di un'identità smarrita. Non può accettarla Niccolò, il figlio tredicenne, colpevole di aver provocato la slavina e, da quel momento, soggetto a terribili sensi di colpa e a straordinarie esperienze psichiche che lo trasportano in un universo astrale, dove molti segni gli lasciano intendere che potrebbe incontrare il padre. Ma soprattutto non la può accettare Cristina, la giovane dottoressa che cura Jacopo e che, sebbene cerchi di negarlo persino con se stessa, è disperatamente innamorata di lui da sempre.
Per salvare Jacopo dev'essere presa una decisione coraggiosa, e subito: ammettere che la medicina ufficiale è inadeguata e portarlo lontano, farlo curare da un discusso medico che mescola tecniche computeristiche avanzatissime con altre antiche, forse "magiche", e che ha già ottenuto molte guarigioni inesplicabili. Ma può Cristina abbandonare la retta via della medicina per inoltrarsi su quella rischiosa della suggestione, dell'analisi spirituale? Sull'attività terapeutica del discusso medico, inoltre, incombono gravi minacce. In ambito sanitario ufficiale è stato decretato che non deve più curare nessuno.
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