Medaglia Fascista Cesare Maria De Vecchi CC.NN. AOI Rarissima

450 € 26-07-2018 Ad_ID: O4jpW1QX 9 times Anzio (Roma) +393*******

Tipologia : Militaria

Cedo una bellissima e nonchè rarissima medaglia, di grande formato, non portativa, dedica a Cesare Maria De Vecchi. Al dritto, in posizione centrale, figura femminile della Libia seduta a sinistra con fascio littorio di tipo repubblicano, in basso ai lati due teste di leone frontali e la scritta O.FIORENTINO, S.JOHNSON.. Al rovescio la scritta A S.E. IL CONTE CESARE MARIA DE VECCHI DI VAL CISMON, entro cordone tre alberi di palma con in basso un aratro in esergo, incisa la scritta, LE CAMICIE NERE DELL'AFFRICA ORIENTALE ITALIANA XIIII NOVEMBRE MCMXXVI. Da notare la particolarità della parola AFFRICA scritta con due effe, variante rispetto al tipo descritto dal Casolari, e la resa del numero 14 in numeri romani. Altra particolarità è la mancanza dell'indicazione dell'anno dell'era fascista. E' realizzata in bronzo ed ha un diametro di 55 mm ed un peso di circa 57 grammi. Il tipo di questa medaglia è catalogato al nr. V/95 del Casolari.
Cesare Maria De Vecchi, Conte di Val Cismon (Casale Monferrato, 14 novembre 1884 â€" Roma, 23 giugno 1959) è stato un generale, politico e diplomatico italiano. Laureato in giurisprudenza nel 1906 e in Lettere e Filosofia nel 1908, fu pubblicista e avvocato di successo a Torino: partecipò alla vita culturale della città assumendo per due volte la carica di segretario della Società Promotrice delle Belle Arti di Torino.
Schierato sul fronte interventista, prese parte a tutta la prima guerra mondiale fin dal primo giorno essendo già sotto le armi come sottotenente, dove arrivò al grado di capitano di artiglieria. Al suo ritorno dal fronte nel 1919 aderì al movimento fascista a Torino, di cui rappresentò la corrente monarchica e moderata. Presidente degli ex-combattenti torinesi, il 15 maggio 1921 venne eletto deputato alla Camera nel collegio di Torino nel Blocco della vittoria; aderì al gruppo fascista di cui fu nominato vice segretario senior, essendone presidente Mussolini e vice segretario junior Costanzo Ciano. Comandante delle squadre d'azione torinesi, fu uno dei quadrumviri della marcia su Roma, anche se aveva chiesto un rinvio di un mese. Fu sostenitore di un governo Salandra con la partecipazione dei fascisti. Nel gennaio 1923 divenne membro del Gran consiglio del fascismo e fu comandante generale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale dal 1º febbraio 1923, fino al 10 luglio 1925.Nel dicembre 1922, nel I governo Mussolini fu Sottosegretario all'Assistenza militare e Pensioni di guerra e poi nel marzo 1923 al Tesoro. Monarchico, rimase in quel tempo in contrasto con Mussolini, dal 21 maggio 1923 al maggio 1928 fu governatore della Somalia Italiana, una carica che lo allontanò dalla scena politica nazionale. Nel 1925 dal re ottenne il titolo di conte di Val Cismon (in ricordo del combattimento da lui sostenuto insieme con quattro suoi bombardieri al Ponte di Corlo nella Val Cismon nell'ottobre del 1918). Nel 1925 fu nominato dal re senatore del Regno, dopo un primo tentativo andato a vuoto nel 1924. Giunto in Somalia Italiana, De Vecchi, trovò soltanto una parte del paese sotto il controllo del governo coloniale italiano, e provvide a portare sotto il controllo diretto anche i territori dei sultanati di Migiurtinia e di Obbia che erano fino ad allora protettorati. Il giudizio sul suo operato in Somalia è controverso; da un lato riorganizzò e consolidò la colonia e raggiunse tutti i suoi obiettivi, dall'altro "portò [in Somalia] i metodi terroristici dello squadrismo fascista".Dal giugno del 1929 fu il primo ambasciatore presso il Vaticano dopo i Patti Lateranensi, carica che mantenne fino al gennaio del 1935.
Ebbe anche importanti incarichi: commissario agli archivi di Stato (1934-1935),e soprattutto ministro dell'Educazione Nazionale (24 gennaio 1935-15 novembre 1936), dove incominciò a fascistizzare la scuola e soppresse il Consiglio superiore della Pubblica istruzione. Durante la sua carriera politica ricoprì anche l'incarico di membro della commissione per l'esame dei Patti Lateranensi (16 maggio 1929), membro della commissione per il giudizio dell'Alta Corte di Giustizia (27 dicembre 1929-19 gennaio 1934), (1º maggio 1934-24 gennaio 1935. Decaduto), membro della commissione consultiva per la determinazione degli enti che possono proporre candidati alle elezioni politiche (7 dicembre 1932), membro della commissione per la verifica dei titoli dei nuovi senatori (22 marzo 1933-19 gennaio 1934), membro della commissione per l'esame del disegno di legge "Costituzione e funzioni delle Corporazioni" (8 gennaio 1934), presidente della commissione per la verifica dei titoli dei nuovi senatori (30 aprile 1934-24 gennaio 1935. Decaduto), membro della commissione per il regolamento interno (1º maggio 1934-24 gennaio 1935. Decaduto), membro della commissione delle Forze Armate (17 aprile 1939-5 agosto 1943). Fu anche presidente della giunta centrale per gli studi storici e della Società Nazionale per la Storia del Risorgimento (agosto 1933) e fu il fautore di un'ipotesi storica che fa incominciare il Risorgimento con l'assedio di Torino del 1706 e dà particolare importanza a Casa Savoia in questo movimento politico. La facoltà di lettere e filosofia dell'università di Torino gli conferì la libera docenza in storia del Risorgimento italiano. Fu anche socio nazionale dell'Accademia dei Lincei (6 maggio 1935-4 gennaio 1946), nonché presidente della Cassa di risparmio di Torino. Nel 1936 si recò in visita a Rodi, per assistere ad alcune inaugurazioni, al suo ritornò avanzò a Mussolini la richiesta di assumere il governatorato dell'Egeo. Il Duce approvò la richiesta e De Vecchi divenne il 22 novembre "Governatore del Possedimento Italiano delle Isole dell'Egeo", fino al 27 novembre 1940. La motivazione di questo nuovo incarico fuori dall'Italia fu determinata dagli scontri che De Vecchi ebbe con Starace e Farinacci e quindi dall'inimicizia del partito nei suoi confronti, ma anche, come annotò Galeazzo Ciano, dalla necessità di "allontanare l'uomo dall'Italia pur affidandogli una carica prestigiosa". Quale governatore del Dodecaneso De Vecchi perseguitò la popolazione locale (avendo così l'effetto di ravvivare l'irredentismo greco nelle isole), applicò con livore le leggi razziali, soppresse le autonomie religiose, ripristinò usi violenti tipici dello squadrismo e si distinse per arroganza e stravaganza.[7][8] Il 15 agosto 1940, ben prima della dichiarazione ufficiale italiana di guerra alla Grecia (28 ottobre 1940), il sommergibile italiano Delfino silurò presso l'isola di Tino un vecchio incrociatore leggero greco, l'Elli, che partecipava in rappresentanza del Governo greco a una festività. Ebbe numerosi attriti con gli stati maggiori e anche con Badoglio, allora capo di stato maggiore generale, a causa degli scarsi rifornimenti che venivano mandati alle isole.Nel dicembre del 1940 al suo rientro in Italia, De Vecchi non ebbe più alcun incarico ufficiale sino al luglio del 1943 e rimase solo membro del Gran Consiglio come lo era dalla sua fondazione. Nel corso della seconda guerra mondiale fu promosso generale di brigata. Il 24 luglio del 1943 quando, convocato per la seduta del "Gran Consiglio del Fascismo", votò in favore dell'ordine del giorno Grandi, che esautorava Benito Mussolini dal suo ruolo di capo del governo e comandante delle Forze Armate. Promosso generale di divisione, il 1º agosto il governo Badoglio gli assegnò il comando della 215ª divisione costiera in Toscana e De Vecchi pose il comando a Massa Marittima. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 autorizzò l'ingresso nel porto di Piombino alle forze tedesche, contro il parere del comandante di Marina Piombino, e vietò ogni atto di resistenza a queste ultime. Ciononostante unità della Regia Marina e del Regio Esercito sostenute dalla popolazione locale, agendo d'iniziativa, impedirono lo sbarco tedesco, catturando oltre 300 soldati della Wehrmacht. Il giorno seguente De Vecchi ordinò di liberarli e restituire loro le armi, dopo di che firmò la resa della sua Divisione ai tedeschi, consegnando così la città di Piombino ai tedeschi. Per aver votato l'Ordine del Giorno Grandi il 25 luglio, dopo la liberazione di Benito Mussolini dopo la costituzione della RSI, De Vecchi fu condannato a morte in contumacia nel processo di Verona, ma fu nascosto dai salesiani in una chiesa di Torino.Ricercato alla fine della guerra dalle autorità italiane, De Vecchi rimase nascosto presso i salesiani che nel dicembre 1946 lo trasferirono a Roma. Procuratosi un passaporto paraguaiano, si trasferì nel giugno 1947 in Argentina. Ritornò in Italia solo nel giugno 1949, dopo che la Cassazione aveva cancellato senza rinvio la sentenza della corte d'appello di Roma II Sezione Speciale con la quale era stato condannato a 5 anni di reclusione, per aver promosso e diretto la marcia su Roma, con le attenuanti generiche e l'attenuante di cui all'art .7, lett. b) del DLL 27-7-44, n. 159, che furono condonati. Nel dicembre di quell'anno ebbe un attacco di emorragia cerebrale, che gli fece perdere la parola e lo paralizzò. Rimase così fino alla morte nel 1959

Tutto "rigorosamente" originale d'epoca al 100% e garantito!

Vengono postate alcune foto per farne ammirare la bellezza e la particolarità.

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