Paolo Ferrari
La satira e Parini
Edizioni Paoline
Maestri n. 193
Traduzione: -
Introduzione: Paolo Ferrari
Anno: agosto 1962
I edizione
Pagine: Introduzione + 240 + Indice + Collana
Codice ISBN: -
Copertina: cartone editoriale telato verde con tasselli.
Stato: Buono stato. Molto buono. Non letto.
Peso del libro: gr. 235
Misure del libro: cm 11,00 x cm 17,50
La fotografia riproduce il libro.
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Contenuto: «Conforme al titolo, La satira e Parini, presi a dimostrare che nei tempi di corruzione di costumi
e di gusto due specie di satira scaturiscono generalmente: la satira anonima, triviale, personale, ed è
l'espressione di un profondo riprovamento de' costumi corrotti, ma che parte da spiriti infetti della
corruzione medesima, come i vermi che rodono la cancrena che li produsse, e rodendola la dilatano.
L'altra specie di satira è quella che porta in fronte il nome del padre come si addice a figlio
legittimo, ed è satira urbana, civile, ammaestratrice, che colpisce tutti e non colpisce nessuno, e che
a guisa dei caustici abbrucia e risana; ell'è parimenti la manifestazione di quella riprovazione stessa,
ma derivante da una anima nobile, culta, elevata, monda dalla corruzion del suo tempo: la prima si
ascrive nella categoria dei delitti comuni e soggiace alla sanzione criminale; la seconda entra nel
regno dell'arte ed arricchisce il patrimonio delle patrie lettere come poesia e come storia: quella,
nonché sia feconda di sane frutta, è per contrario mal ferace di frutta ancora più guaste; questa
corregge, o almeno prepara costumi più corretti; quella si propina da gente venale, o invidiosa, o
accidiosa; questa si appresta da un ingegno indipendente e superiore; Parini nel passato secolo.
Giusti nel nostro. - Indi la tela e l'intreccio della commedia».
Autore: Paolo Ferrari (Modena, 5 aprile 1822 – Milano, 9 marzo 1889) è stato un commediografo e scrittore italiano.
Figlio di un ufficiale, si laurea in giurisprudenza nell'Università di Modena, il giovane Ferrari, di idee liberali, inizia ben presto sia l'attività di patriota e cospiratore, sia la carriera di autore di teatro, in cui ottiene notevole successo con commedie brillanti di stile goldoniano, fra cui Goldoni e le sue sedici commedie nuove (1851), giudicata da Luigi Capuana "la più bella commedia scritta in italiano nella prima metà del secolo che corre", La satira e Parini (1853) e, in dialetto modenese, La medseina d'onna ragaza amalèda (1859), poi tradotta e rappresentata anche in italiano. Da Modena, dove era segretario dell'Università e docente di storia nel Liceo cittadino, si trasferisce nel 1861 all'Accademia scientifico-letteraria di Milano, presso cui è professore di storia moderna e poi di letteratura ed estetica, ricoprendo anche la carica di preside fra il 1875 e il 1877. Nel capoluogo lombardo è per breve periodo consigliere comunale, intrattiene fertili rapporti con intellettuali e politici del tempo, come Pietro Cossa, Felice Cavallotti e Giuseppe Giacosa, e, con la produzione letteraria, passa al teatro borghese a tesi, moralistico, con opere come Il duello (1868), Il ridicolo (1872), Il suicidio (1875), Le due dame (1877), che sono accolte favorevolmente dal pubblico, ma che gli valgono, nel corso degli anni, crescenti critiche, tra le quali quelle di Croce che le definì "imperativi categorici incarnati". I suoi manoscritti sono conservati nel Museo del Teatro alla Scala, accanto al quale si trova la piazza a lui intitolata. Fu sposato con Ersilia Branchini e padre di sette figli. Ã^ sepolto a Modena.
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